by fede
Cara
dolce Kyoko (in
originale Maison Ikkoku) è stato un fumetto (poi ovviamente diventato
cartone animato) di grande successo anni fa, disegnato da una donna (Rumiko
Takahashi) autrice tra l'altro della ben più celebre (almeno da noi)
Lamù.
In breve, Cara dolce Kyoko è una commedia romantica basata su
equivoci, che parte da una situazione non proprio felicissima (Kyoko ha da poco
perso il marito, che tra le altre cose era molto più vecchio di lei -era
un suo professore-) e il lui della storia, Godai, sfaccendato studente universitario
che vive nella Maison Ikkoku, di proprietà del padre del defunto marito
di Kyoko e della quale Kyoko diventa amministratrice, naturalmente si innamora
della protagonista.
La trama in pratica sarebbe inutile: anche senza che qualcuno (come il sottoscritto
sta facendo ;-P) racconti il finale, si sa che alla fine l'amore trionferà,
ma il bello del fumetto è il modo in cui viene raccontato, tra un equivoco
e l'altro, l'avvicinamento tra i due. Quello che lo rende estremamente divertente
sono le situazioni al limite del comico in cui va a ficcarsi il nostro Godai
ma ancora di più i personaggi cosiddetti di contorno, a partire dai coinquilini
di Godai (in particolare il mitico Yotsuya, incallito guardone rompiscatole
dal passato, presente e futuro assolutamente misteriosi) e dal maestro di tennis
Mitaka principale avversario in amore di Godai.
La fonte cui
aveva attinto Rumiko Takahashi per il suo manga è la stessa dell'autore
di My Sassy Girl, la cui "trama" è pari pari quella
di Cara dolce Kyoko: uno studente universitario, Gyeon-woo, incontra
casualmente in metropolitana una ragazza ubriaca, che rischiava di finire sotto
un treno, e in un modo o nell'altro finirà per sposarla. Lo si capisce
subito, e nonostante io sia un feroce fan dei finali a sorpresa che sovvertono
completamente tutto quello raccontato prima, il finale calcolato al millimetro
di pellicola (oops, sarebbe meglio dire "al pixel" ;-) m'ha tirato
fuori un sorriso così, per non parlare anche del resto del film pieno
di colpi di scena che definire geniali è forse un po' troppo, ma che
solo la tarda ora ha frenato dall'accogliere con ampie e scroscianti risate.
Lo ammetto, ero partito un po' prevenuto, il genere è tutto il contrario
di quello che tendo a vedere, e nonostante la pressoché unanime positiva
accoglienza che il sito italiano di riferimento per la traduzione dei sottotitoli
dei film orientali non distribuiti in Italia, quel www.asianworld.it che non
smetterò mai di ringraziare, gli ha riservato, continuavo a desistere
dal guardarlo. "Sarà una perdita di tempo", sentenziavo. I
fatti mi hanno smentito, e non mi stupirei che più in là con gli
anni mi tornino in mente, associandoli a qualche evento, alcune sequenze del
film.
Amore (a partire
dalla) morte: due temi che in Oriente spesso vengono citati nei film e che,
guarda caso, sono quelli che fanno commuovere di più. A seconda dell'ordine
in cui vengono messi, di solito si ha un film romantico (morte poi amore) o
drammatico (amore poi morte). E' quello che sta in mezzo che rende un film piacevole
o disturbante, noioso o allegro: spesso l'imprevedibilità (soprattutto
nel finale) può "salvare" o avvalorare un film più o
meno mediocre, ma se il finale è già scontato solo una trama,
pur esile ma ben congegnata, può risollevarlo. E' quello che è
My Sassy Girl: pochissimi buchi di sceneggiatura (e mi spiace contraddire
i recensori di asianworld, ma di scene "lente" ne ho viste molto,
molto poche
immagino che film siano abituati a vedere ;-P ) e soprattutto
una presa di posizione chiara e precisa sin da subito sul "realismo"
del film: ragazzi, non solo questo è un film, ma è un film su
chi sogna che la sua vita possa essere simile a un film, che scherza su se stesso,
autocitandosi e autoreferenziandosi, che prende in giro i cliché del
cinema, che come Il caimano di Moretti parla di filmetti al limite dell'assurdo
in cui i protagonisti sono gli stessi del film principale. Mi piacciono i film
che ti pongono subito su un piano chiaro, tutto loro, di distacco dalla realtà
(sin dall'inizio i comportamenti dei due sono tutt'altro che "sensati",
così anziché immedesimarti nei personaggi puoi tranquillamente
ridere di loro, ridere delle situazioni in cui si trovano, evitare di formulare
giudizi e di cercare di spiegarti i perché delle loro azioni).
Con questo non voglio dire che il film in sé non si possa giudicare,
ci saranno senz'altro persone che lo adoreranno per sempre ed altre che mai
lo vedrebbero; per alcuni fan dei dorama orientali sarà da 10, per altri
poco avvezzi ai sottotitoli da senza voto. Ma una volta distaccati dal film
e dalla sua trama, dal fatto che si sa come andrà a finire, si potranno
apprezzare le gag più prettamente comiche (avviso, tipicamente orientali),
i siparietti tra la coppia, come dicevo sopra i simpatici "film nel film",
le espressioni dei due bravi attori (lui è una pop-star molto famosa
dalle sue parti), i colpi di scena tipici di questo genere fatto di allontanamenti
e avvicinamenti, di alti e bassi, di situazioni al limite (se non oltre) del
paradosso.
Un altro tema
molto caro ai registi nipponici sembra essere quello del tempo: non a caso l'ultimo
film del regista coreano che va per la maggiore, Kim Ki Duk, si intitola proprio
Time. E il tempo (o, meglio, i tempi) sono fondamentali in questo genere
di film; e lo sanno tutti che, in amore, i tempi sono essenziali. "Ogni
cosa al suo momento"
"Trovarsi al posto giusto al momento giusto"
credo
siano questi alcuni dei segreti della vita in generale, non solo dell'avvicinamento
tra i sessi. Gyeon-woo è "un uomo che viene dal futuro", è
il protagonista dei film sgangherati che "The girl" scrive (e che
fanno vomitare, non metaforicamente, il produttore cinematografico :-) dove
quest'uomo venuto dal futuro torna nel presente per ritrovare la sua bella,
ma che meno metaforicamente costituisce il futuro, anche nella vita "reale",
della protagonista, l'unico capace di cancellare e far dimenticare un passato
triste e di rappresentare fiducia nella vita e progresso. Nell'eterno ciclo
della vita e della morte, il tempo che trascorre tra i due estremi, che poi
coincidono, parrebbe essere l'unica discriminante oggettiva, il diametro del
cerchio (il "width of a circle" di bowiana memoria), eppure molti
cerchi non sono tali, sono altre figure più o meno spigolose. Certo,
se però tutti trovassimo la nostra "Sassy Girl" o il nostro
"uomo venuto dal futuro" sarebbe tutta un'altra storia. O un film.