Fede

De bello filmico

De bello filmico

by Fede

 

Full metal jacket ('87)Il genere bellico, sin dagli arbori del cinema, ha riscosso un certo successo sia presso registi e produttori sia da parte del pubblico, appagato nel vedere i propri beniamini nei panni di un generale brutale ma valoroso o di un soldato modesto ma coraggioso e fedele alla patria. Nonostante non vi sia una classificazione precisa tra i sottogeneri dei film di guerra (o io non la conosco, cosa più probabile), vi sono almeno tre grandi filoni che sono andati e vanno per la maggiore: i documentari, talvolta romanzati, spesso realistici al limite del raccapricciante, da cui ultimamente (Salvate il soldato Ryan, La sottile linea rossa) alcuni film -ovvero finzione- prendono ben più d'uno spunto; i film propagandistici, diffusi soprattutto in periodo di guerra, ricchi di celebrità e figli di quella Hollywood ipocrita e superba che oggi sembra appena vacillare sotto i colpi di film d'opposizione come American beauty, imbarazzanti nella loro frequente inesattezza storica, spesso razzisti e di discutibilissima ideologia al pari di molti (anche famosi) western; infine quelli che oggi, più o meno correttamente, e sotto diverse spoglie, vengono definiti antimilitaristi.
Il giorno più lungo ('62)Queste tre sottoclassi quasi sempre tendono a mescolarsi l'un l'altra, tanto che a volte è più difficile di quanto sembri capire "da che parte sta il regista", frutto questo forse di una cattiva interpretazione dei fatti storici o di un eccessivo coinvolgimento nella storia (vedi Oliver Stone, che di film sul Vietnam ne ha fatti più di uno, nessuno dei quali particolarmente riuscito, anzi -ma lui nel Vietnam "c'è stato"- ). Oppure il regista consapevolmente spiazza il pubblico con sequenze "quasi più vere della realtà" (la sequenza iniziale di Salvate il soldato Ryan) o ricostruite, con effetti fotografici, tali da sembrare girate non su un set cinematografico ma al fronte.
I want you (!)Fondamentalmente, tutti i film bellici parlano della guerra come di un male. E come tale lo descrivono, raffigurando sofferenza, morte, paura, orgoglio, coraggio, patriottismo, spirito di gruppo, odio e quant'altro, in misura diversa a seconda del messaggio che vogliono comunicare al pubblico. Ma mentre nei film patriottici spesso il male si configura come necessario, a volte utile a svariate cause, fonte di maturazione per giovani inesperti (un po' come viene considerato il servizio militare in Italia), negli altri casi è un male cancerogeno, distruttivo, assurdo quanto ingiustificabile, espressione dei peggiori istinti umani. E, come tale, oggetto particolarmente adatto a prestarsi alla satira e al sarcasmo dei grandi comici (Chaplin con Il grande dittatore, sì, ma anche, e forse meglio, in Charlot soldato, o i fratelli Marx nella loro indimenticabile guerra lampo; oppure ancora Il dottor Stranamore di Kubrick autore di altri due capolavori del genere come Orizzonti di gloria e Full metal jacket).
Le ali delle aquile ('57)Molti sono i film antimilitaristi rimasti nella storia, forse più di quelli classici, perchè generalmente più lucidi e meno retorici, oltre che di gran lunga meno superficiali. Tra di questi mi piace ricordare un film ai più sconosciuto, diretto dal meno convenzionale dei registi giapponesi, Nagisa Oshima, ed interpretato (so che molti potrebbero storcere il naso) dalle rock star David Bowie e Ryuichi Sakamoto, oltre che da un quasi esordiente Takeshi Kitano: Furyo, dell' '83, aspra e anticonvenzionale riflessione sull'irrazionalità della guerra ma che estende il proprio discorso ben oltre.

Orizzonti di gloria ('57)

 

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