Ho scoperto che la Via del Samurai è la morte. Un dilemma di vita o di morte va risolto, semplicemente, scegliendo una sùbita morte. Non v'è nulla di complicato in ciò. Fatti animo, e procedi. C'è chi dice che morire senza aver compiuto la propria missione è morire invano, ma questa non è altro che l'etica pseudo-samurai, calcolatrice, dei mercanti di Osaka, arroganti. Effettuare la scelta giusta allorchè i pro e i contro si equivalgono esattamente è pressochè impossibile. Noi tutti si preferirebbe vivere. Ed è quindi naturale che, di fronte a tal dilemma, tutti cerchino una qualche scusa per seguitare a vivere. Ma colui che sceglie di seguitare a vivere, adducendo di aver ancora una missione da compiere, verrà disprezzato come codardo e confusionario. Questa è la parte precaria. Se uno muore dopo aver fallito, la sua è morte da fanatico, vana morte. Non però disonorevole. Tale morte è, in effetti, la Via del Samurai. Per essere un perfetto samurai, è necessario preparasi alla morte da mane a sera, anno dopo anno. Allorchè un samurai sarà costantemente pronto a morire, egli avrà padroneggiato la Via del Samurai e potrà, senza mai errare, dedicar la sua vita al servizio del proprio sovrano. |
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Yamamoto è uno yakuza, la cui famiglia è stata sconfitta da una rivale, il proprio boss ucciso, il "fratello" (membro della famiglia) passato alla famiglia vincitrice. Quest'ultimo gli organizza una fuga a Los Angeles, dove riesce a rintracciare il fratello minore Ken, diventato un piccolo spacciatore locale. Con quest'ultimo e i suoi amici (tra cui Denny, un afro-americano che Yamamoto aveva quasi accecato con una bottiglia rotta appena "sbarcato" in America) decide di fare la guerra. Contro i messicani, che sconfiggono, poi, alleandosi con il boss di Chinatown (o Little Tokyo? non ricordo), sfida la Mafia, da cui Yamamoto e i suoi vengono sterminati, tranne...
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'estratto
iniziale (un po' lunghetto, al mio solito, lo so: ma si capirà
il perchè di tanta prolissità) è forse il passaggio
più importante dello Hagakure, testo sacro della precettistica
samurai, trascrizione della "Via del Samurai" di Jocho Yamamoto
(1659-1719). Se alla storia di Brother, profondamente permeata
di tale precettistica, evidente nei comportamenti e nell'etica degli yakuza,
si aggiunge il fatto non indifferente che il protagonista (al solito,
"Beat" Takeshi) si chiama esattamente Yamamoto, vien da pensare
che l'ultimo film di Kitano sia una sorta di rilettura in chiave moderna
del famoso trattato. |
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Un vero samurai non deve mai mostrar di vacillare e scoraggiarsi. Deve avanzare arditamente, come chi è certo di prevalere. Altrimenti, è inutile. |
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La
volontà di ricorrere a uno dei testi più noti in patria come
filo conduttore della vicenda di Brother può avere più di
una ragione. In Giappone sia la figura del samurai che quella ad esso strettamente connessa del suicidio rituale sono ancora oggi avvolti da una sorta di rispetto e riverenza. Anche su Takeshi il samurai (oggi -discutibilmente, certo- fatto incarnare nella yakuza), "spirito eccentrico, volitivo e coraggioso" esercita ancora un certo fascino, guerriero sempre impegnato in "quella danza seria, cupa, controllata e frenetica, che è il duello", dedito alla violenza dello scontro con un avversario che non odia ma che anela a "trasformarsi in lui, e l'arma, prolungamento della sua persona, è il tramite della metamorfosi" (quanto cade a pennello questa citazione, con l'irrefrenabile bramosia di Yamamoto e del suo clan di sostituirsi alle altre mafie nel controllo del "territorio"). Per un samurai "lo scontro era non solo un rituale dell'onore personale e familiare, ma anche e soprattutto un mezzo per giungere alle soglie dell'aldilà. Era cioè una rivelazione, una mistica ascesa o discesa agli inferi" (che Kitano simbolizza con la "locanda da far-west" fuori dalla quale viene massacrato). Lo Hagakure fu molto letto durante la II guerra mondiale dai giovani militari nipponici, ed i kamikaze sono stati l'incarnazione estrema del credo "la Via del Samurai è la morte". Strano allora che l'unico motivo per cui Yamamoto abbia innescato la miccia sia la sua voglia di fare "solo" una guerra? |
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Onde perfezionare sembiante e portamento, un samurai deve abituarsi a correggerli guardandosi allo specchio. [...] Se al portamento di un uomo manca un nonsochè di calma dignità e serenità, non si può dirlo bello. L'ideale è un aspetto reverente eppur severo, contegnoso. |
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Perchè
ho fatto tutto questo discorso, che difficilmente qualcuno avrà letto
fino in fondo? Il motivo, a mio parere, è che è difficile,
per noi occidentali capire il senso di tagliare o tagliarsi un dito, fare
harakiri squarciandosi il ventre, affrontare con "coraggio"
una morte certa (concetti che, comunque, mi preme dirlo, non condivido).
Senza avere la pur minima conoscenza dei fatti c'è il concreto rischio
di annoiarsi vedendo questo film, o, peggio, uscire (anche anzitempo) stomacati
da tante efferatezze. (Viceversa, mi viene un dubbio: e se fosse tutto solo
una parodia?) Tuttavia, dopo qualche istante, se ci si ricorda che è solo un film e che Takeshi si diverte come un matto a interpretare e dirigere le sue pellicole (fosse questo il divertimento nel fare cinema!), sarà tutto passato, ma spero non dimenticato, perchè continuo a ritenerlo uno dei più originali e portati esponenti del cinema contemporaneo. |
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La Via del Samurai è una mania di morte. Talvolta dieci uomini non riescono a sopraffare un uomo da essa invasato. Non si possono compiere imprese egrege con una forma menti normale. Bisogna diventar fanatici e farsi prendere dalla mania di morte. Quando uno mette a punto facoltà di discernimento è già troppo tardi, a questo punto, per effettuare certe imprese. [...] All'interno di questo atteggiamento fedeltà e pietà filiale verranno, da sè, a risiedere. |
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Filmografia |