L'angelo sterminatore

by Dome

I

n una città latino-americana o spagnola in una ricca dimora situata nella "calle de la Providencia" (il film formicola di simboli, a cominciare dal nome di questa strada) convengono per un ricevimento un gruppo di persone del mondo borghese. Ma qualche cosa non va nella serata. lntanto, senza motivo apparente, come si dice facciano i topi allorché una nave sta per affondare, i servitori uno ad uno fuggono poi, finito il pranzo, venuto il momento del congedo, inspiegabilmente, gli invitati rimangono, anzi si apprestano a trascorrere la notte in casa accovacciandosi alla bellemeglio su divani o per terra. Viene mattino, la compagnia è tutta pesta e scarmigliata ma nessuno pensa di andarsene a casa. In realtà gli invitati vorrebbero ma non possono: un misterioso e sinistro incantesimo impedisce loro sia di uscire in strada financo varcare la soglia del salone.

Passa un'altra notte ed un altro giorno, poi ancora notti e giorni così per molto tempo mentre la brigata rimane sempre li oramai ridotta ad un'accozzaglia di gente lacera sporca, puzzolente e disperata. Naturalmente scoppiano incidenti, tragedie: alcuni vengono alle mani, altri si disperano, altri muoiono mentre altri ancora si uccidono. Ma ecco, una delle signore ha un'idea: tornare indietro al momento preciso in cui, la prima notte, gli invitati furono sul punto di congedarsi ma non lo fecero, rifare la scena, vedere dov' è la misteriosa cerniera tra il normale e l'anormale. L'espediente funziona: gli invitati riescono a rompere l'incantesimo e a fuggire dalla casa maledetta; ma il giorno dopo, durante il "TeDeum" di ringraziamento nella cattedrale ecco che il funesto fenomeno si ripete: subito dopo la messa i fedeli fanno per uscire ma non ci riescono, qualcosa impedisce loro di andarsene. Intanto fuori, nella strada è scoppiata una rivolta e la polizia spara sulla folla.

Nessuno dunque si salva, dice Bunuel : né gli uomini del bel mondo né quelli della Chiesa; tutti sono schiavi del conformismo e sostenitori dello stesso, una forza che paralizza la volontà con la paura del diverso e lega gli individui al loro destino di mediocre falsità.

Se L'angelo sterminatore è una parabola essa è comunque un po' ermetica; l'allegoria, importante in altre sue opere come rappresentazione che permette il realismo più normale, non sembra del film la cosa più importante. Bunuel, come sempre, irride nel "bel mondo" una società di schiavi, di gregari della superstizione derivante dal culto delle apparenze, ma aggroviglia a tal punto le metafore che non sempre la critica antiborghese va a segno. Il film è curioso e appassionante (sebbene un po' troppo lungo) per l'atmosfera di suspance tragicomica che Bunuel ha creato con eccezionale capacità. Una parodia di Hitchcock non avrebbe potuto avere l'efficacia di questa opera di straordinaria fantasia, frutto di un umorismo nero che lascia il segno del sarcasmo e dell'isteria, e sembra nato da un'intelligenza gotica trasferita in un temperamento seicentesco. L'innesto del surrealismo francese sull'amaro pessimismo spagnolo genera qui un mistero sul Tempo e sulla Morte che ottiene dai modi ironici della regia il sapore di enigma farsesco, com'è d'altronde la vita.

 



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