Peter Sellers, l'uomo dalle mille o una faccia
'ispettore
Clouseau ha messo in ombra, forse eccessivamente, la variopinta galleria
di personaggi che Peter Sellers ha inventato e interpretato nella
sua lunga carriera e nei tanti (troppi?) film, non sempre di altissimo
livello ma quasi sempre focalizzati intorno a lui/loro.
Figlio d'arte, dotato di cristallino talento, mette subito in luce
le sue qualità a teatro e alla radio, come intrattenitore da
cabaret e abile imitatore; è anche abile musicista, canta,
incide dischi.
Il cinema è per lui una tappa naturale. E al suo trasformismo
esso deve molto, perchè, che piaccia o no, pochissimi altri
attori hanno mostrato così ampia e spiritosa poliedricità
all'interno di un solo film. Tra quei pochi, ricordo con particolare
affetto Buster Keaton in The playhouse, o, meglio, nel sogno
che lo precede. Nella stessa scena, Buster è tutti, musicisti,
spettatori, coro di neri, uomini e donne; applaude se stesso: chi
non lo vorrebbe?
Nel cinema ha comunque un attore cui trarre ispirazione: il suo maestro
dichiarato è infatti Alec Guinness (Il ponte sul fiume Kwai,
Lawrence d'Arabia, Il dottor Zivago), proprio a fianco del quale
ottiene la sua prima parte di rilievo, nel '55, nel film La signora
omicidi.
E' sufficiente dare un'occhiata alla sua nutrita filmografia
per notare in quanti film abbia prestato il volto e la voce a differenti
caratterizzazioni: ed è singolare come, negli unici panni dell'
ispettore di polizia più impacciato che la storia del cinema
ricordi, abbia riscosso il maggior successo.
Oltretutto, la serie (di sette film, cinque interpretati da Sellers
e uno addirittura realizzato, essendo lo stesso attore morto da poco,
con spezzoni inediti e scarti di montaggio, oltre a quello con Benigni)
della Pantera Rosa non è quella che si può definire
un capolavoro, ma Sellers è stato, sin dal primo di essa, protagonista
assoluto, per la gioia dei suoi fans, del suo portafogli e di quello
di Blake Edwards, ideatore e regista delle pantere in questione. Comunque
la sua interpretazione rimane irresistibile, vero e propio cimelio
di una comicità verbale ed espressiva ormai rara e distillata
col contagocce.
Diretto
da Blake Edwards è anche quello che per alcuni versi può
essere considerato il capolavoro di Sellers: di certo Hrundi V. Bakshi
non può competere in notorietà con Clouseau, ma l' Hollywood
party cui partecipa e che distrugge in un crescendo irrefrenabile
e con una sequenza praticamente ininterrotta di gag magistrali surclassa
qualsiasi disastro combinato inseguendo ladri e diamanti.
L' apice artistico e le interpretazioni che dimostrano la sua caratura
erano arrivati da poco: sono senza dubbio i film di Kubrick, Lolita
e soprattutto Il dottor Stranamore, in entrambi i quali interpreta
più parti mettendo al servizio del genio kubrickiano la sua
vasta gamma di impersonazioni in un connubio rimasto pressochè
insuperato fra tutti gli attori che hanno avuto l'ardire di recitare
per il compianto regista americano.
E' lo stesso Kubrick a rimanerne affascinato e lo lascia spesso recitare
a ruota libera ed improvvisare sul set, cosa quanto mai insolita per
chi conosca, anche solo per sentito dire, la pignoleria e l'esasperato
perfezionismo del regista. Solo un altro mattatore come Jack Nicholson,
nello splendido Shining, saprà "imporre" il
proprio carisma e la propria personalità a Kubrick, che suo
malgrado non riuscì "nemmeno" a convincere Sellers
ad in interpretare, in Stranamore, anche il personaggio poi
di Slim Pickens.
La sua carriera, tra alti e bassi, si conclude con la perla del ruolo
drammatico in Oltre il giardino, interpretato con partecipazione
e finezza che dimostra, se mai ce ne fosse bisogno, la versatilità
di un attore irresistibile e indimenticabile.